One person
Rosa, Rosa, Rosae, Rosae (II)
Maison Pelgrims, Bruxelles
10.09-23.10.2021
A cura di Pauline Hatzigeorgiou
Per la seconda iterazione della mostra Rosa, Rosa, Rosae, Rosae, dedicata alla tematica della "trasmissione", l'interesso si porta su dettagli di archivi scolari degli anni novanta. Esercizi, commentari aggiunti nella margine delle copie dalle professori, testi classici dell'infanzia (Il Piccolo Principe d'Antoine de Saint-Exupéry, un poema di Rimbaud), creatività infantile in reazione alle esigenze dei docenti... Le tracce scritte prodotte nell'ambito della scuola testimoniano dell'incontro di due visioni del mondo, quella degli adulti e quella dei bambini. Le due provanno di mettersi al livello dell'altro, in confronti spesso comici. A volte, l'adulto prova di parlare il linguaggio dei bambini, a volte i bambini imitano il linguaggio degli adulti. Il tutto succede in un gran misto d'ingenuità, di buona volontà, di morale, di creatività inaspettata, di malintesi piu o meno totali. Questi dettagli, in quale si legge l'incontro dei linguaggi, sono ristampati su delle grande foglie colorate, flessibile, attaccate a dei pezzi metallici dritti e rigide.
Le marchand de glaces
Été 78, Bruxelles
02.09-05.09.2021
La mia prima idea per il titolo di questa mostra è stata "Siamo realisti", in un riferimento quasi estatico, quasi isterico, a Emile Zola, Emmanuel Macron, La Repubblica... Ma più tardi, mentre sfogliavo la sorprendente produzione creativa della mia collega Osanne Gevart, che avevo invitato a partecipare a questa mostra insieme a me come duo, mi sono fermata davanti a un disegno, o forse a due disegni, realizzati sulla doppia pagina di un quaderno. La parte inferiore di questo dittico rappresentava, mi ha detto, un venditore di gelati. La parte superiore del dittico mostrava il mondo, o anche una cipolla. Ero così entusiasta! Il realismo era presente! Mi sono immediatamente iniettato due dosi. Insomma, ho ordinato subito due palline. E già desideravo un terzo.
Roma
Le Delta, Namur
13.08-05.09.2021
A cura di Anaël Lejeune
"Quest'estate il Delta ospita una nuova installazione dell'artista Yoann Van Parys (1981). Proveniente dal disegno, dal fumetto, poi dalla fotografia e dalla scrittura d'arte, l'artista non smette di interrogarsi sul funzionamento delle immagini lavorando sulla loro materialità, sulla loro frammentazione, sulle loro associazioni. Se non fosse per la sua estetica generosamente colorata e per l'umorismo stralunato che lo caratterizza (e che dovrebbe mettere in guardia il pubblico dall'elemento di derisione sempre presente nel modo in cui guarda ai suoi contemporanei e ai loro comportamenti), l'opera di Yoann Van Parys nasconde comunque una dimensione malinconica ed elegiaca. Roma, il cui nome si moltiplica all'interno dello spazio vetrato, rimane irrimediabilmente inaccessibile. È una terra idilliaca, difficile da visitare in questo periodo di Covida a causa dell'impedimento dei movimenti della popolazione; è l'ex terra promessa degli artisti europei e il simbolo di un'età dell'oro artistica che forse non è mai stata raggiunta. Questa città irraggiungibile e tutto ciò che simboleggia sono sostituiti da altre immagini più futili e superficiali, incontrate nel corso di una passeggiata a Namur, che sembrano fungere da palliativi al viaggio: vetrine in cui è ammassata la nostra presunta ricchezza, manichini di plastica simili a statue antiche con canoni di bellezza impeccabili, cantieri eretti come rovine al contrario, monumenti locali obsoleti, finta vegetazione esotica in vaso, canali fluviali su cui navigano poche e stanche chiatte. Tanti oggetti frivoli e divertimenti che suonano come vuote e facili promesse di accesso all'altrove e all'autentico; "Vola via" promette una pubblicità. Tuttavia, nello spazio vetrato del Tambour, i diversi strati di immagini si sovrappongono e si opacizzano, interponendosi inesorabilmente di fronte a Roma per sostituirla perfidamente e definitivamente."
Anaël Lejeune
Agents of change
LMNO galleria, Bruxelles
02.07-28.08.2021
A cura di Valentina Bianchi, Julie Gaillard, Natacha Mottart, Christophe Veys
" Agents of change in social sciences are defined as individuals who promote and enable change to happen within a group or organization. Some natural and artificial agents that contribute to climate change and to local or global, pervasive phenomena can be identified with the same phrase. People working with a bottom-up approach to encourage systemic change through actionable, tangible improvements to these polluting situations are also agents of change. This exhibition attempts to identify and display a number of manifestations of apparently insignificant elements, actions, factors, and individuals that have led or could lead to exponentially greater effects. The artworks can then tackle social issues, environmental challenges, or even very personal inner realities. "
Opere nel contesto di questa mostra : Manifeste du pessimisme, 2021 (Manifesto del pessimismo) & Manifeste de l'optimisme, 2021 (Manifesto dell'ottimismo)
Bonjour, Au Revoir
Art Au Centre 6, Liège
03.06-31.08.2021
Ho due parole a dirvi.
Un homme qui dort
Galerie LMNO, Bruxelles
25.11-06.12.2020
« Nel corso delle ore, dei giorni, delle settimane, delle stagioni, lasci andare tutto, ti distacchi da tutto. Scopri, a volte, quasi con una sorta di ebbrezza, che sei libero, che niente ti appesantisce, ti fa piacere o ti dispiace. Trovi, in questa vita senza usura e senza un'altra emozione. Possano quei momenti sospesi portati da carte o da certi rumori, certi spettacoli che ti dai, una felicità quasi perfetta, affascinante, a volte gonfia di nuove emozioni. Conosci il riposo totale, sei, in ogni momento, risparmiato, protetto. Vivi in una parentesi benedetta, in un vuoto pieno di promesse e da cui non ti aspetti nulla. Sei invisibile, limpido, trasparente. Non esisti più: continuazione di ore, continuazione di giorni, il passare delle stagioni, il passare del tempo, sopravvivi, senza gioia e senza tristezza, senza futuro e senza passato, così, semplicemente, ovviamente, come una goccia d’acqua che riluce dal rubinetto di una stazione d'acqua su un approdo, come sei calzini imbevuti in una bacinella di plastica rosa, come una mosca o come un'ostrica, come una mucca, come una lumaca, come un bambino o come un vecchio, come un topo. »
Georges Perec, Un homme qui dort, 1967